venerdì 19 agosto 2011

Agharti

Secondo la tradizione braminica, esiste un grande Regno sotterraneo, chiamato Agharti (in sanscrito "l'inaccessibile"). Quel regno esiste fin dalla notte dei tempi: per tutto il remoto periodo denominato dai miti "Età dell'Oro" aveva prosperato alla luce del sole con il nome di "Paradesha" (in sanscrito Paese supremo, da cui Paradiso).  Qui dimorerebbe il Re del Mondo (Chakravarti), colui che, da Shamballah (in sanscrito "città degli smeraldi"), la capitale di questo grande luogo mitico, domina le menti dei grandi, dei re, degli imperatori e dei presidenti di tutto il mondo. Qui, vivono esseri superiori, da tempo immemorabile. Esseri capaci di cose inaudite, in grado di usare ancora quell'energia che noi, uomini di superficie, abbiamo ormai dimenticato ad usare, l'energia chiamata Vril. Un'energia che, volendo, può essere ancora risvegliata...
Shamballah, che dovrebbe trovarsi in profondità, sotto il deserto del Gobi, in Asia,  è solo il centro di questo grande regno, che dovrebbe estendersi, attraverso un'immensa rete di gallerie, sotto tutta la superficie del globo, collegando tra loro i diversi continenti. la leggenda ci dice anche che non a tutti è concesso accedervi. Solo pochi prescelti possono recarvisi, sotto diretto invito "spirituale" del Re del Mondo. Una di queste persone che ebbe tale onore fu madame Blavatsky, una medium, fondatrice agli inizi del '900 della Theosophical Society. Fu lei una delle prime in occidente a parlare di Agharti. Lei ebbe l'onore di isitare il mondo sotterraneo e di ritornare in superficie per raccontare la sua avventura. Per  Helena Blavatsky, Agharti (che lei chiama "La Loggia Bianca") è sorta sull'isola del Mar del Gobi dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i Signori della Fiamma, esseri superiori provenienti da Venere.
Probabilmente anche Dante Alighieri fu uno di questi prescelti e la "Divina Commedia" non fu solo frutto della sua fantasia, ma di un viaggio davvero compiuto, probabilmente romanzato dall'autore per non rivelare troppo esplicitamente ciò che aveva visto.
Ossendowski riferisce le parole di un Lama mongolo secondo il quale il Paradesha fu fondato dal primo Guru (intermediario del volere divino) intorno all anno 380.000 a.C., e divenne sotterraneo più di seimila anni fa.
Agharti esiste simultaneamente sia sul piano fisico, sia in un'elevatissima dimensione mistica, e solo pochissimi Arhat   (illuminati) hanno la possibilità di accedervi. Per evitare che il male vi penetri, essa è tenuta isolata dal mondo della superficie da vibrazioni che offuscano la mente e rendono invisibili le porte di accesso: per questo i non iniziati che l’hanno cercata (tra cui Ferdinand Ossendowski e Sven Hedin) non sono mai riusciti a trovarla. Meglio per loro: i comuni mortali che, per una ragione o per l’altra, riuscissero a varcare uno dei suoi ingressi (ce ne sono in India, in Nepal, nel Borneo e nella Comunità di Stati Indipendenti) incontrerebbero lo stesso destino di un re della dinastia dei Malla, che si perse con tutto il suo seguito nelle immense gallerie, o di un cacciatore che riuscì a entrarvi e uscirne, ed ebbe la lingua tagliata dai Lama affinché non raccontasse cosa aveva visto. Esiste solo un popolo che è nato nelle profondità di Agharti e ora vive in superficie: è quello degli Zingari, che furono cacciati dal Regno sotterraneo. Di Agharti conservano la memoria genetica – lo riprova il loro vagabondaggio senza fine, alla ricerca di una patria che non potranno mai rivedere – e certe facoltà magiche, come la capacità di predire il futuro e leggere la mano.
Religione primordiale.
Il termine Manu  (legislatore universale, mediatore tra l'uomo e la divinità), un altro attributo con cui Renè Guenon definisce il Re del Mondo, si ritrova, in forme diverse, presso tutte le antiche religioni: "Mina " o "Menes " degli Egizi, "Menw " dei Celti, "Minos " dei Greci; nella Qabbalah è l'angelo Metatron, nella religione cristiana la sua funzione è svolta dall'Arcangelo Michele. Ad Agharti è nata, infatti, la religione unica, primordiale e perfetta dell "Età dell'Oro", in grado - per mezzo di pratiche mistiche - di porre l'uomo in totale comunione con Dio. In tempi remoti i Grandi Iniziati di Agharti vennero in superficie per predicare la loro religione; il Maestro Rama, che gli Indù considerano un avatar  (incarnazione) del dio Vishnu, la diffuse dall'India fino al Nord Europa, dando origine alla civiltà Indo-Europea. L'antico legame con Agharti si può riscontrare linguisticamente nel termine "Asghard", la città di Odino e degli Dèi dei miti germanici: per questo Adolf Hitler riteneva che i popoli nordici fossero i veri eredi spirituali del Regno Occulto.
Tutte le grandi religioni attuali traggono le loro origini dalla religione primordiale di Agharti, così come tutte le tradizioni particolari sono in fondo solo adattamenti della grande tradizione primordiale; i loro supremi sacerdoti e i loro iniziatori (Rama, Melchidesec, Budda, Mosè, i Re Magi, Cristo, Maometto) sono dirette emanazioni del Re del Mondo. Nel corso dei millenni le religioni si sono secolarizzate, e conservano ormai solo qualche pallido ricordo della loro gloriosa e comune identità.
Con l'aiuto e gli insegnamenti occulti dei Superiori Sconosciuti , potenti illuminati mescolati agli uomini della superficie, la tradizione originale di Agharti è stata portata avanti dalle Società esoteriche, organizzazioni mistiche composte da ristretti gruppi di iniziati. Certi riti, certi numeri (come il già citato 12, o il 22, quello degli Arcani maggiori dei tarocchi) e certi simboli (per esempio la solare svastica, resa purtroppo tristemente famosa da Hitler) che ricorrono in queste organizzazioni rispecchiano riti, numeri e simboli sacri del Regno Sotterraneo . Renè Guenon fa tuttavia rilevare che, nel XIV secolo, ha cominciato a generarsi tra Agharti e l'Occidente una rottura che è divenuta definitiva intorno al 1650, quando i rappresentanti della Società esoterica dei RosaCroce lasciarono l'Europa per ritirarsi in Asia. Da quell'epoca in poi, il deposito della conoscenza iniziatica non è più custodito realmente da nessuna organizzazione occidentale, e la parola perduta va ormai cercata soltanto tra i saggi del Tibet e della Tartaria .
Vita quotidiana ad Agharti.
Gli abitanti di Agharti si esprimono in Vatannan , il linguaggio sacro da cui deriva la primitiva lingua Indo-europea, e vivono in edifici di luce materializzata, simili alle astronavi di Incontri ravvicinati del Terzo Tipo. Saint-Yves d'Alveydre spiega che nel Regno Sotterraneo non esistono carceri né polizia: chi commette un crimine è punito dalla coscienza di averlo commesso. Nei templi di Agharti si trovano oggetti dagli straordinari poteri - tra cui, forse, il Graal - e immense biblioteche analoghe a quellla di Babele descritta da Jorge Luis Borges. In una di esse è conservato l'originale delle "Stanze di Dzyan", il testo che racconta le vere origini dell'universo. È impossibile portare libri fuori da Agharti: chi ne esce deve contare soltanto sulla propria memoria. Ad Agharti - scrive Ossendowski - la scienza si è sviluppata indisturbata; poiché nulla, laggiù, è minacciato di distruzione, il popolo sotterraneo - che ora conta milioni di anime -ha raggiunto il più alto grado di conoscenza. A bordo dei Vimana, essi volano per le anguste spaccature all'interno del globo, e a volte anche all'esterno. Su vette mai calcate da piede umano, si possono trovare iscrizioni scolpite nella roccia e solchi di ruote lasciate dagli Aghartiani in perlustrazione. Forse i misteriosi UFO sono proprio i loro veicoli; anziché dallo spazio, essi provengono dalle profondità della Terra.

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