sabato 20 agosto 2011

Cronoestesia

I ricercatori Lars Nyberg, della’Università di Umea, Svezia; Reza Habib dell’Università del Shouthern Illinois a Carbondale e Alice S. N. Kim, Brian Levine e Endel Tulving dell’Univesità di Toronto, hanno pubblicato il 21 Dicembre scorso i risultati di uno studio sulla cosiddetta “cronestesia”, ossia l’abilità del cervello umano di essere consapevole del passato, del presente e del futuro, e di viaggiare mentalmente nel tempo in modo  soggettivo. Attraverso l’uso della Risonanza Magnetica Funzionale si è scoperto che l’attività delle differenti regioni del cervello è correlata ai diversi stati cronostatici derivati dal pensare al medesimo contenuto durante il passato, il presente o il futuro, alterando in modo significativo le scelte che compiamo durante le nostre decisioni.
“Il viaggio del tempo mentale consiste in due set di processi indipendenti: (1) quello che determina il contenuto di ogni “viaggio”, ossia ciò che accade, chi sono gli attori, dove ha luogo l’azione, ed è del tutto simile al contenuto della visione di un film – tutto ciò che si vede sullo schermo, e (2) quello che determina il momento temporale soggettivo nel quale viene svolta l’azione – nel passato, nel presente o nel futuro” spiega Tulving a PhysOrg.com “Nel campo delle neuroscienze cognitive ne sappiamo abbastanza di come lo spazio venga percepito, ricordato, conosciuto e immaginato,” continua, “Ma non sappiamo praticamente nulla su come venga percepito, ricordato, conosciuto o immaginato il tempo. Quando ricordi qualcosa che hai fatto la notte passata, non sei solamente consapevole di quanto è accaduto e che tu eri ‘lì’ presente fisicamente, come un osservatore o un partecipante (memoria episodica), ma anche che è accaduto ieri e cioé in un momento che non c’è più. La domanda che ci si chiede è: come facciamo a sapere che ciò che è successo è accaduto in un momento diverso da ‘adesso’?
Nel loro studio, i ricercatori hanno chiesto ad alcuni soggetti bene addestrati di pensare ripetutamente a una passeggiata in un ambiente familiare sia in un passato immaginario, nel vero passato, nel presente e in un futuro immaginario. Mantenendo quindi invariato tra tutti i partecipanti il contenuto del pensiero, e modificando solamente il lasso temporale in cui esso viene a verificarsi, i ricercatori hanno potuto identificare quali aree del cervello sono correlate all’evento nei diversi tempi.
I risultati mostrano che in talune regioni della corteccia parietale laterale sinistra, nella corteccia frontale sinistra, nel cervelletto così come nel talamo, si è verificata una differente attivazione a seconda della sequenza temporale messa in atto dai partecipanti. In particolare, l’attività cerebrale si è mostrata molto similare in tutte le condizioni che riguardavano i tempi non-presenti (il passato immaginario, il vero passato e il futuro immaginario).
Poiché il tempo mentale è un prodotto del cervello umano e differisce totalmente dal tempo esterno misurato dagli orologi e dai calendari, gli scienziati hanno chiamato questa condizione “temporalità soggettiva”. La cronestesia per definizione è una forma di coscienza che abilita le persone a pensare a questa temporalità soggettiva e a viaggiare mentalmente al suo interno.
Altre ricerche precedenti avevano messo in dubbio che il concetto di temporalità soggettiva fosse effettivamente necessario alla comprensione delle similarità nell’attività cerebrale durante il pensiero passato e futuro rispetto a quello presente. Altri studi invece suggeriscono che la capacità del cervello di costruire la scena, e non il tempo soggettivo, può spiegare la capacità di pensare agli eventi passati e futuri. Tuttavia, poiché la costruzione è stata un punto fondamentale a sostegno di questo studio, i nuovi risultati suggeriscono che l’abilità del cervello di concepire una temporalità soggettiva è necessaria a spiegare come si pensa al passato e al futuro.
“Finora i processi che determinano i contenuti e quelli che determinano il tempo nel nostro modo di pensare non erano mai stati separati negli studi di neuroimaging funzionale sulla cronestesia sono stati identificati.” asserisce Tulving, “Il concetto della cronestesia è relativamente nuovo. (Vi sono pochi riferimenti su Google, ma nessuno nei siti web scientifici). Perciò direi, che il più importante risultato del nostro studio è la constatazione dell’esistenza di regioni del cervello maggiormente attive nel passato (immaginato) e nel futuro (immaginato) più di non sia nel presente. Cioé abbiamo trovato alcune prove concrete in favore della cronestesia.”
Tulving ha inoltre aggiunto che a questa fase del gioco è ancora troppo presto per parlare di possibili implicazioni o applicazioni sulla comprensione di come il cervello pensi al passato, al presente e al futuro.
“Il nostro studio, ci auguriamo, è una rondine di primavera e ne seguiranno certamente delle altre. I nostri risultati, come accennavo poc’anzi, sono promettenti ma devono necessariamente venire replicate la validità e l’affidabilità, e soprattutto, estesi ad altre condizioni e situazioni, prima che possiamo cominciare a pensare alla loro implicazioni e applicazioni”.
Per maggiori informazioni: Lars Nyberg, et al. “Consciousness of subjective time in the brain.” PNAS Early Edition. DOI:10/1073/pnas.1016823108

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